Cara Ileana
Graziella Lonardi Buontempo
Roma, marzo 2009
Cara Ileana,
sono arrivata da te per caso, era una giornata faticosa per me, avevo passato del tempo a pensare, osservare, guardare, parlare con gli artisti di San Lorenzo – così denominati dal quartiere dove abitate e lavorate – intenta a preparare una mostra della cosiddetta “Scuola di San Lorenzo”, e varcavo i loro studi e la loro anima per la prima volta; maschi accattivanti, turbolenti, enigmatici, egocentrici, sicuramente artisti.
Quietate le considerazioni, previsti i progetti, giunse il silenzio: e collettivamente (in questo tutti d’accordo) mi invitarono a passare dal tuo studio dove ci avresti accolto e rifocillato, aggiungendo in coro “una persona speciale”.
Ti confesso, oggi, che mi incuriosì questo tenero affetto da parte loro, e giunsi così al tuo studio, al tuo mondo, ma non ancora al tuo io.
Fu nelle mie visite successive al tuo studio e nella curiosità che non mi tradisce, che cominciai a captare ciò che volevi esprimere e avvicinarmi al tuo firmamento. Le tue parole con calore e con fermezza, le piccole grandi cose che ti circondano, schizzi, quadri, segni, sculture, giochi infantili, hanno tutti un timbro di ricerca ordinata, accurata, che sembra nulla, ma è tanta.
Le parole ripetute su uno striscione, la figura di un albero dilaniato da un vento furioso, l’onda prepotente, l’acqua fluente, l’acqua torbida, la letteratura affogata prigioniera del tempo, ogni tua accumulazione mi è parsa quasi un’allegoria della vita di oggi, una vita come tu ben definisci “umana sintesi”.
Il lavoro non mi è sembrato soltanto fotografico, hai usato il mezzo per trasmettere fuori da te la tua poesia da “persona speciale”. Le mie parole non hanno nulla del critico, ma sono il risultato di una vita accanto a ciò che l’arte emana. All’occhio attento di ciò che io percepisco, posso però sinceramente dirti che la tua fonte è profonda e piena di visione, madre assoluta di tutte le arti.
Affettuosamente,
Graziella Leonardi Bontempo