«SE HAI CORAGGIO FATTI AVANTI»

G. LEDDA, Padre Padrone. L’educazione di un pastore

1.
Padre: Spegni la radio, svelto! Io sono stanco, non sono uno sfaccendato come te, io. Spegni, spegnila.

2.
Gavino: Io ordini così non ne eseguo più. Se non ti va di sentirla ti alzi e te la spegni. A me piace sentirla.

3.
Padre: Lascia questa casa. Vattene. Salta la porta e non rimetterci più piede, sennò ti sfregio per la vita. Sparisci e che i miei occhi non ti vedano più.

4.
Gavino: Se sei un uomo e se hai coraggio fatti avanti. Vieni. Su. Qui non siamo a Baddevrustana, dove sfogavi la tua bontà quando eri contento e la tua rabbia su di me quando le cose ti andavano male e mi picchiavi a sangue anche senza colpa. Dai. Hai paura?

5.
Padre: Io non ti temo. Prima di cadere sotto di te, morirò. Non ho paura di un intruso nella mia casa.
Gavino: E neanche io ho paura di te nella casa in cui sono nato.
Allora prese la rincorsa e vibrò il colpo da assestarmi in testa. Mi tuffai su di lui avvicinandomi il più possibile, a testa bassa, per schivare il bastone e lo disarmai.

6.
Padre: Brutta bestia.
Gavino: Hai poco da urlare. Siamo noi due soli, qui, come quando eravamo a Baddevrustana.

7.
Padre: Perché mi sfuggi? Perché indietreggi? Dai, perché non picchi?
Gavino: Cosa vuoi, picchiarci? La vedi questa mano? Ti potrei fracassare le mandibole. Ma, tu, a me non mi freghi. Ti piacerebbe poter dire agli altri: “mio figlio mi ha picchiato” per cacciarmi via di casa. No! Questo non lo avrai. Non ci cado nella tua trappola.

8.
Gavino: Hai comandato troppo e sarebbe ora che tu la finissi. Siamo cresciuti tutti come tuoi schiavi: con la paura della tua persona… E i miei fratelli, ancora, si trasportano la tua terribile autorità… A me, ora, per fortuna non fai più paura. L’ho distrutta nel mio cervello. E tu per me ora sei solo un uomo come me e come tanti altri e come tale ti rispetto.

9.
Padre: Io sono il padrone, qui. Sono tuo padre.
Gavino: Tu non sei il padrone di niente e del padre me ne sbatto. Io di padre non ne voglio, del sangue me ne frego. Molti, senza che il sangue c’entrasse, mi hanno aiutato più di te in questi ultimi anni. Ti rispetto solo come uomo. Ma se cerchi di assalirmi te lo impedisco con questi artigli.

10.
Infuriato salii le scale e ridiscesi con le cinquecentomila lire tra le mani.

11.
Gavino: Se le vuoi te le do. Prenditele. I soldi sono l’unica cosa che ti rende tranquillo.
Padre: Non voglio i tuoi soldi, ma la tua fuga. Fuggi, vattene!

12.
Gavino: Non me ne vado, io. Chiama pure i carabinieri. Se ti va ti concedo anche di sfogarti sul mio corpo. Vieni. Picchiami. Calciami. Fammi quello che vuoi come facevi prima. Solo così mi potrai
picchiare. Perché non lo fai?

13.
Quando mi vide steso per terra, pronto a ricevere il suo furore, avvilito e smontato si ritirò in silenzio.